I sigilli dell’Ordine del Tempio

Ereditato dall’antichità, l’uso del sigillo raggiunse il suo apogeo nel XIII secolo, diffondendosi, ai margini dello sviluppo della parola scritta, in tutta la società medievale. L’impronta in cera, apposta sul fondo di una carta, impegna il suo titolare e garantisce l’integrità del contenuto. Oltre a questa funzione, il sigillo è anche il principale strumento di comunicazione del mondo medievale. Formata attorno a un’iconografia sintetica, proclama l’identità del firmatario e trasmette l’immagine emblematica creata da quest’ultimo e attraverso la quale desidera essere riconosciuto.

Poco dopo la sua adozione da parte dei grandi feudatari laici, il sigillo fu imposto all’inizio del XII secolo per la gestione degli istituti monastici, impegnando congiuntamente l’abate come suo rappresentante ma anche la comunità, come autorità morale, e, come tale, dotato di una matrice. Solo l’ordine di Cîteaux, inizialmente molto cauto su questo nuovo strumento, impose a tutte le sue abbazie l’uso di una matrice anonima e unica per l’abate e la sua comunità.

Sebbene la prima impronta documentata del sigillo dell’Ordine del Tempio risalga solo al 1167, l’Ordine del Tempio potrebbe aver posseduto una matrice fin dai primi anni della sua esistenza. È tuttavia accertato che nel 1147 Évrard des Barres appose il sigillo del Gran Maestro in calce a un atto privato che notificava una donazione fatta dai nipoti a Saint-Victor de Paris e quindi non vincolante per l’intera comunità.

Nei suoi primi tempi, l’Ordine del Tempio utilizzava un solo sigillo, la sfera, una doppia matrice d’argento progettata sul modello delle bolle di ispirazione bizantina utilizzate in tutto il bacino del Mediterraneo e in particolare dai papi e dai re di Gerusalemme. Sul primo lato appare la famosa rappresentazione dei due fratelli in armi sullo stesso cavallo (ill. 1), una doppia allegoria dell’umiltà dei fratelli e della loro solidarietà, due virtù rivendicate fin dall’inizio dalla Regola. Questo sigillo, che è stato rinnovato più volte, rimarrà il modello più stabile e perfettamente rappresentativo dell’identità dei Templari fino al processo. Sul retro, un disegno particolarmente realistico mostra una cupola sormontata da una croce e sostenuta da una galleria porticata. Questa figurazione utilizza una codifica ben nota dalle immagini medievali, il simbolismo della parte per l’insieme: la Cupola della Roccia è sia la prima delle commenda che la sede dell’ordine del Tempio e lo rimase anche dopo la caduta della Città Santa nel 1187 e il trasferimento della sede dell’ordine a San Giovanni d’Acri (ill. 2). La leggenda, che inizia da un lato – + SIGILLVM: MILITVM – e continua dall’altro – + DE TEMPLO: CRISTI -, rende i due elementi inseparabili.

Seguendo l’esempio del gonfanon baucent, l’uso di questo sigillo è rigorosamente codificato, quasi sacralizzato, da diversi articoli dei ritiri della Regola, in particolare gli statuti gerarchici attribuiti a Bertrand de Blanquefort, Gran Maestro dal 1156 al 1169. Conservata in una borsetta di pelle, la palla è una doppia matrice d’argento. Un Templare colpevole di violenza verso un altro non può toccarlo (“Se un fratello mette la mano, con rabbia e collera, su un altro fratello (…), non deve indossare il gonfanon baussant, né la palla d’argento”, art. 234). La stessa punizione è riservata a un Templare che ha fatto sesso con una donna (“Se è provato che un fratello ha fatto sesso con una donna, l’abitudine non può essere lasciata a lui e deve essere messo ai ferri. E non potrà mai indossare il gonfanon baussant, né la palla”, art. 452) o a colui che ha rotto la palla, anche inavvertitamente (“E i nostri vecchi dicono che se i fratelli rompono la palla di colui che sarebbe al posto del padrone, l’abito potrebbe essere tolto loro per lo stesso motivo, tanto è brutta la colpa e per i danni che potrebbero verificarsi”, art. 459).

 

La creazione dell’ufficio dei visitatori Cismarine nel 1164 ha portato alla duplicazione del sigillo dell’ordine. Il Gran Maestro ha poi tenuto il rovescio della palla, il tubo, che doveva il suo nome alla distorsione della parola kuba – la cupola -, il visitatore prendendo per il suo uso il dritto con i due cavalieri. Un primo esempio è offerto intorno al 1190 da Gilbert Erail, cistra marinorum humilis procurator, in fondo a un accordo tra i Templari della commenda di Bure e i monaci di Grancey. Sembra però che il Gran Maestro abbia eccezionalmente continuato a suggellare i due cavalieri con il sigillo, come attestano gli esempi di Pierre de Montaigu, che convalida un accordo con gli Ospedalieri nel 1221, e di Guillaume de Beaujeu, che suggella come testimone un atto di Enrico II di Lusignano, re di Cipro e Gerusalemme, del 1286. Al contrario, può accadere che il Principe Gran Maestro combini il suo ufficio con quello di visitatore cismarino quando quest’ultimo è vacante, i ritiri chiedono espressamente che alla morte o alla sostituzione di quest’ultimo, il suo grembo sia immediatamente restituito al Principe Gran Maestro (art. n. 88 e 579). Il caso sembra verificarsi con Renaud de Vichier, suggellato sia come Gran Maestro dell’Ordine che come visitatore durante la risoluzione della disputa tra i Cavalieri Templari e il Conte di Champagne nel luglio del 1255 (ill. 3).

Anche le province e le commende hanno un sigillo comunitario. A Parigi, il sigillo della commenda, capo della provincia di Francia, è stato rinnovato prima del 1290: in un quadrifoglio quadrilatero con denti è una croce floreale, circondata a sinistra da un’immagine molto fedele del mastio del Tempio di Parigi, riconoscibile dalle sue torrette angolari, e a destra da un fratello templare, senza dubbio il maestro del Tempio di Parigi, inginocchiato in preghiera (ill. 4). Questo esempio conferma un’incisione di qualità piuttosto fine, opera di un orafo parigino abituato a queste cornici e alla rappresentazione quasi realistica del monumento emblematico della commenda parigina. Il modello è stato conservato dall’Ordine dell’Ospedale già nel 1330. Altri sigilli di commenda sono documentati negli anni precedenti l’arresto o, nel 1308, quando i fratelli d’Aragona si rinchiusero nelle loro fortezze. Nel regno di Aragona, come a Vaour, nel sud della Linguadoca, questi sigilli riproducono senza eccezione il modello del castello a tre torri, simbolo di queste fortezze, che appare come il vero prototipo del potere di comando in molti sigilli amministrativi del Medioevo (ill. 5). Proprio queste fortezze si distinguono per l’aggiunta di segni distintivi come i sostegni per animali (levrieri a Monzon), a volte parlanti (bar in Barbera), una croce di vetta (Peria) o decorazioni astrali (Vaour).

 

I dignitari dell’Ordine, dal Gran Maestro al titolare di un comando o di un ufficio, possono possedere un sigillo come parte delle loro funzioni. È il caso dei padroni delle province, dei tutori, di alcuni cappellani, tesorieri o comandanti che sviluppano un’iconografia variegata, mitigata però dalla preoccupazione delle province di adottare un codice visivo che permetta una rapida identificazione dei loro sigilli: torre del Tempio di Parigi (Francia), croce pattée (Poitou, ill. 6), testa di uomo barbuto (Ungheria), Agnus Dei (Provenza, Inghilterra e Aragona, ill. 7).

Alcuni dignitari possono anche avvalersi di una matrice personale. La pratica, piuttosto rara, è riportata nel 1286 quando Guillaume de Beaujeu appose il proprio sigillo, sulle braccia della sua stirpe (un leone), come contro sigillo al tubo. La matrice di Pierre Péllicier, cappellano del Tempio all’inizio del XIV secolo (ill. 8), uno dei pochi conservati, riproduce il tema cristico del pellicano che si strappa le viscere per nutrire i suoi piccoli, mentre fa un gioco di parole con il nome del dignitario. Il sigillo di Jean de Tour l’Aîné, tesoriere del Tempio di Parigi tra il 1274 e il 1302, è interessante perché testimonia sia l’uso di questi emblemi parlanti sia la moda delle pietre incise incastonate nelle matrici dei sigilli dalla fine del XII secolo. Documentato da un’impronta del 1295, l’oggetto è decorato con un intaglio ovale che rappresenta un’aquila che tiene una corona nel becco, a sua volta affiancata da due torri e circondata da un’orle di gigli. Un’altra famosa pietra è quella incastonata nella matrice del sigillo di segretezza (inteso come sigillo privato) del Maestro di Francia e incisa con un Abraxas, una figura fantastica che rappresenta la testa di un gallo su un busto di un uomo portato da zampe di serpente (ill. 9). Lontano dalle interpretazioni esoteriche a cui ha dato origine, questo calcografia mostra il fascino dei crociati per queste pietre dotate di virtù terapeutiche e profilattiche che portavano con sé dai loro viaggi in Oriente.

Altre immagini sigillar, infine, sono il segno delle devozioni personali dei dignitari dell’ordine, come quella usata da Guglielmo di Gonesse, comandante dei Templari del Passaggio (magister passagii), intorno al 1255 (ill. 10). Questo dignitario, di base presso il comando di Marsiglia, era responsabile del trasporto di materiale e uomini tra l’Occidente e l’Oriente. Questo piccolo sigillo rotondo (25 mm) e anepigrafo raffigura San Giorgio a cavallo che uccide il drago. Di stile arcaico, questo sigillo non può essere collegato ai modelli classici occidentali del XII e XIII secolo. La sproporzione tra la testa e la groppa del cavallo, l’aspetto insolito del cavaliere, le caratteristiche del disegno accentuate dalle scanalature asimmetriche del mostro e le stelle in campo sono tutte caratteristiche che fanno sembrare l’incisione un calcografia. Si tratta chiaramente di un sigillo ad uso privato di ispirazione orientale, forse un anello di sigillo all’interno del quale è stata incastonata, ancora una volta, una pietra acquistata in Terra Santa e dotata agli occhi del suo proprietario di una serie di virtù, tra cui quella di proteggerlo durante le sue frequenti traversate del Mediterraneo.

Le matrici dei sigilli dell’ordine e dei dignitari furono confiscate dal Tempio di Parigi dagli uomini di Guglielmo di Nogaret il 13 ottobre 1307, così come quelle dei comandanti francesi lo stesso giorno. Simboli della capacità giuridica dell’istituzione, la maggior parte di essi sono stati distrutti dopo la scomparsa dell’ordine nel 1312. E con loro un intero catalogo di immagini, molto più numerose di quelle conservate oggi, che erano altrettante testimonianze della spiritualità di questi uomini, vittime espiatorie di un conflitto che andava oltre.

Arnaud Baudin

Direttore aggiunto dell’Archivio e del patrimonio dell’Aube – LAMOP (UMR 8589)

 

 

Deux cavaliers sur un même cheval

 

Moulage de l’avers de la boule de l’ordre du Temple (1259)

Paris, Arch. nat., sc/D 9863

Le Dôme du Rocher

 

Moulage du sceau du grand maître (1255)

Paris, Arch. nat., sc/D 9862

Accordo tra il Gran Maestro Renaud de Vichier et le comte de Champagne Thibaud V au sujet des biens de l’ordre du Temple en Champagne (juillet 1255). L’acte est scellé de la boule du visiteur et du sceau du grand maître.

Paris, Arch. nat., J 198B, n° 100

Moulage du sceau de la commanderie du Temple de Paris (1290)

Paris, Arch. nat., sc/D 9915

Château à trois tours

Moulage du sceau de la commanderie de Vaour (1303)

Paris, Arch. nat., sc/D 9876

Croix pattée

Moulage du sceau du maître du Poitou (1302)

Arch. nat., sc/E 1663

Agnus Dei

 

Moulage du sceau de Raimond de Caromb, précepteur du Temple en Provence (vers 1251)

Paris, Arch. nat., sc/St 154

Il pellicano si strappa le interiora per nutrire i suoi piccoli

Matrice du sceau de Peire Pellicier, chapelain du Temple (1308)

Paris, Bibl. nat. Fr., cat. 260

Abraxas calcografia

Moulage du sceau du secret du maître de France (1259)

Paris, Arch. nat., sc/D 9863bis

San Giorgio che uccide il drago

Moulage du sceau de Guillaume de Gonesse, commandeur templier du Passage (1255)
Arch. nat., sc/B 1558